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SECONDO PREMIO

Istituto Comprensivo Sora 3 – Scuola media Facchini – Classe  IIIC

Docente referente: prof. ssa Bedani Rosaria

Anna abitava in via Cittadella n. 48,  a Canceglie, uno dei quartieri più vecchi e
gloriosi di Sora.  La sua era una bella famiglia: persone semplici, perbene, ma piuttosto povere. Suo padre era “Mario il piattaro”, perchè faceva l’aggiustapiatti, ma non guadagnava molto, perché la maggior parte dei suoi clienti era anche più povera di lui. Mario lavorava  andando in giro porta a porta, ma anche a cielo aperto, nel vicolo di casa sua. Sua madre era  “Mecalina” e insieme alla   sua nonna materna  Restituta, dopo aver svolto le faccende domestiche, cercava di guadagnare qualcosa facendo la filatrice in casa. Anna aveva un fratello maggiore di due anni, di nome Rocco, che era una vera peste. Combinava guai in continuazione e non andava neanche a scuola, perchè non aveva voglia di studiare. Ad Anna invece la scuola piaceva, anche se si sentiva un po’ a disagio quando era con le sue compagne, che avevano sempre bei vestiti, tanti pennini nuovi e calamai colmi di inchiostro. La sua scuola si trovava vicino
la Chiesa di S. Maria e ci andava  da sola a piedi. Doveva portare a scuola anche un pezzo di legna ogni giorno, per la stufa che stava in classe; la legna pesava, ma lei non si lamentava. Un giorno la maestra chiese ai bambini che regali volessero per Natale. Adelaide, la figlia del farmacista, cominciò a vantarsi di ciò che i suoi genitori avevano già promesso di regalarle: “Una bambola di porcellana con un vestito da sposa bellissimo” ripeteva, assicurandosi che Anna sentisse. Anna aveva sempre voluto una bambola, ma era consapevole di non poterla avere. Tornata a casa, raccontò tutto a nonna Restituta piangendo. Lei per consolarla le chiese: “Ti andrebbe se ti raccontassi una storia?”. Lei urlò un: “Siiiì!!!”. La nonna allora le raccontò la leggenda del Mazzamariello: uno spiritello domestico che di notte si divertiva a fare rumore per disturbare il sonno delle persone e che faceva dispetti a chi si comportava male, ma che, se si stabiliva per un po’di tempo in una casa, portava fortuna. “Come  posso fare per farlo venire a casa mia, nonna?”, chiese Anna.  E nonna Restituta le sussurrò all’orecchio: “Per attirarlo devi lasciare un po’ di buon cibo vicino al camino, perchè il Mazzamariello è molto goloso”. Subito, allora, la bambina si mise all’opera per preparare il suo piatto preferito: i calascioni. La ricetta era quella di famiglia che prevedeva uova, olio, formaggio grattugiato, salsicce sbriciolate, sale e pepe. Dopo cena prese tre calascioni (quelli che erano venuti meglio) e, stando molto attenta a non farsi scoprire da nessuno, li mise in un cestino vicino al camino. Purtroppo però suo fratello l’aveva vista e gliene chiese uno. Anna  in un primo momento si rifiutò, ma poi pensò che fosse meglio accontentarlo dandogli un calascione e facendosi promettere di stare zitto. Poi se ne  andò a letto. Il giorno dopo, quando andò a controllare, il cibo non c’era più.  La bambina era talmente felice che cominciò a urlare: “E’ venuto! È venuto davvero!”. Suo fratello, che per il rumore si era svegliato, gli chiese perchè stesse urlando così e lei gli raccontò del Mazzamauriello. Solo allora, Rocco, un po’ imbarazzato, le confessò: “Mi dispiace deluderti, ma in realtà i calascioni li ho mangiati io… erano troppo buoni!” e tornò a letto. Lei, dispiaciutissima, andò a
scuola. Quando tornò a casa,  nonna Restituta le disse che aveva rimproverato Rocco che le aveva raccontato la sua marachella: ora  lui  era pentito e aveva promesso che che, se  Anna  avesse messo altro cibo vicino al camino per attirare il Mazzamauriello, lui  non lo avrebbe più mangiato. Allora la bambina si convinse a riprovarci. Questa volta preparò le ciambelline al latte, perchè pensò che con il loro intenso profumo sarebbero riuscite ad attrarre il folletto. Per fare le ciambelline  usò uova, zucchero, strutto, farina, latte e lievito. Le sfornò appena furono dorate e, una volta fredde, ne mise un vassoio colmo vicino al camino e andò a letto. Quella notte venne svegliata da alcuni rumori di passi. “È lui” pensò Anna   e si riaddormentò speranzosa. Il giorno dopo, infatti,  notò che il vassoio era vuoto, così  andò a scuola più contenta del solito. Non riuscendo a contenere la sua gioia, però, raccontò quello che era successo alla maestra Domenica e lei con un sorriso le disse: “Sono sicura che anche a te regaleranno la bambola che desideri”. Adelaide, invece, iniziò a prenderla in giro davanti a tutti I compagni, dicendo che quello spiritello non sarebbe mai arrivato a casa sua, perciò non avrebbe mai potuto avere una bambola bella quanto la sua. Anna però non si fece buttare giù. Mise del buon cibo vicino al camino ancora per un paio di sere, però variando  sempre:  una volta una fetta di pigna piena di canditi e un’altra un pezzo di frittata con le patate. La pigna che si faceva a casa di Anna era famosa in tutto il quartiere, tanto era buona. La bimba aveva imparato a fare questo dolce  tipico sorano  dalla nonna, che usava ingredienti precisi e collaudati: uova, farina, zucchero, olio, strutto, buccia di limone grattugiata, marsala, rhum,  uvetta, cedro candito, semi di anice, vaniglia e lievito. Anche la ricetta della frittata con le patate era quella di
nonna Restituta, che adoperava almeno otto uova per prepararla, patate, formaggio grattugiato, olio, sale,  prezzemolo, salvia, basilico, rosmarino e peperoncino. La vigilia di Natale, mentre Anna, Rocco e la nonna erano andati a fare gli auguri al loro vicino di casa,  ‘Gnore Peppe’, la maestra Domenica bussò alla  porta  di casa loro. Quando i genitori della bimba aprirono, furono un po’ preoccupati nel vederla, ma lei li tranquillizzò. Spiegò loro quanto Anna desiderasse una bambola per Natale e che lei gliene aveva comprata una. “Non è molto costosa – precisò per non mettere in difficoltà la famiglia – ma sono convinta che le piacerà”. Dopo una breve chiacchierata, consegnò  loro la bambola e andò via. La madre della bambina allora decise di cucire dei vestitini per la bambola e, quando tornò, anche nonna Restituta aiutò nel lavoro, mentre Anna preparava qualcosa di buono da mettere vicino al camino, come al solito. Il giorno di Natale, quando andò a controllare se il Mazzamauriello aveva
mangiato il suo cibo, al posto del piatto trovò una bella bambola di pezza dai capelli neri di lana, con due grandi bottoni verdi come occhi. Vicino c’era anche un piccolo baule di legno pieno di bei vestitini di tanti colori. La  bimba, eccitatissima, corse subito a dirlo ai suoi genitori, che finsero grande stupore, ovviamente. Poi Anna andò a giocare in camera da letto con la sua nuova bambola. Appena si fu allontanata, la nonna chiese a Rocco: “Allora, com’era il cibo che ha preparato in questi giorni tua sorella?” “Delizioso!” rispose lui, soddisfatto però, non solo perchè aveva mangiato bene, ma soprattutto perchè contento di aver fatto da complice a nonna Restituta per il bene di sua sorella. Per quanto riguarda Adelaide, la maestra Domenica era andata anche dai suoi genitori per raccontargli del brutto  comportamento della bambina,  consigliando loro di prendere provvedimenti, per farle capire che, mortificare chi possedeva meno di lei, era sbagliato e sicuramente, così facendo,  rischiava di crescere apprezzando solo le cose materiali. Il padre della bambina capì che c’era bisogno di far apprezzare ad Adelaide ciò che aveva già e soprattutto l’importanza di essere gentili con gli altri, per cui non le venne regalato nessun nuovo giocattolo per Natale. Adelaide, ovviamente, in un primo momento ci rimase male, ma quando i suoi genitori la portarono a casa di Anna per far stare un po’ insieme le bambine, scoprì quanto fosse divertente giocare con gli altri, anche soltanto con una bambola di pezza, apprezzando anche il ciambellone preparato da mamma “Mecalina”, fatto con farina, zucchero, uova, lievito, vaniglia, latte, buccia grattugiata di limone e con l’olio di casa. “Forse, – le venne da pensare – nelle cose semplici e buone si trova la ricetta della felicità!”

Ginevra Di Mario

Secondo

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