Il calcio ai tempi del VAR

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Quello dell’arbitro è un mestiere difficile. E’ l’unica persona in campo alla quale non viene perdonato nessun errore. Gli attaccanti possono sbagliare un gol che sembrava già fatto, i difensori possono sbagliare un intervento, i portieri possono esibirsi in papere clamorose, ma i loro errori non finiscono mai sotto la lente d’ingrandimento e sono destinati a essere dimenticati in poco tempo. L’arbitro invece non può sbagliare: ogni errore viene analizzato nei minimi dettagli, si ipotizzano complotti, si grida allo scandalo.

Alcuni errori arbitrali poi, per quanto clamorosi, sono passati alla storia. Uno dei più famosi è datato 22 giugno 1986, durante i quarti di finale dei campionati del Mondo. Si affrontano Argentina e Inghilterra. Diego Armando Maradona sblocca il match con un gol che sarà conosciuto come ‘la mano de Dios’. Palla che sta arrivando alta in mezzo all’area, il portiere inglese pare pronto ad estendere le sue mani in presa sicura, ma Diego salta, lo anticipa e di testa batte a rete. Di testa? Macchè, il 10 argentino lo anticipa con il pugno, l’arbitro non vede nulla e convalida quello che è forse il più bello, romantico e famoso gol irregolare della storia del calcio.

Con il passare degli anni questo sport si è rivoluzionato, e per prevenire questo genere di errori, la FIFA sta sperimentando un supplemento elettronico chiamato VAR (Video Assistant Referee) che andrà a supportare l’arbitro nel prendere decisioni difficili.

maradona_1986

Come funziona il VAR?

Lo scopo dell’utilizzo del VAR è duplice: correggere decisioni chiaramente sbagliate e segnalare episodi gravi o importanti sfuggiti all’occhio del direttore di gara. Quando l’arbitro sarà incerto sul provvedimento da prendere potrà chiedere il supporto della tecnologia, il cui utilizzo servirà solo per correggere  la convalida di un gol, di una punizione o di un’espulsione. Il giudice di gara potrà fidarsi del parere degli assistenti addetti al VAR oppure potrà visionare direttamente l’episodio incriminato tramite un monitor posto a bordo campo (in tal caso lo segnalerà a beneficio del pubblico indicando con le mani la forma di uno schermo). L’impiego del VAR non potrà essere invocato in alcun modo da calciatori, staff tecnico e dirigenziale delle squadre coinvolte: sono previste sanzioni in caso di richieste plateali o di interferenze durante l’analisi video. Sarà sempre l’arbitro ad avere l’ultima parola su qualunque decisione: il supporto tecnologico avrà l’effetto di cambiare il suo verdetto soltanto in caso di errori evidenti, palesi. In tutte le altre situazioni continuerà ad avere priorità il provvedimento adottato dal direttore di gara. I casi dubbi, insomma, rimarranno tali.  

 

KAZAN, RUSSIA - JUNE 24: Referee Fahad Al Mirdasi reviewes the VAR footage during the FIFA Confederations Cup Russia 2017 Group A match between Mexico and Russia at Kazan Arena on June 24, 2017 in Kazan, Russia. (Photo by Ian Walton/Getty Images)

Il calcio ha davvero bisogno di questa tecnologia?

Il VAR è uno strumento utilissimo nel mondo dello sport, basti pensare che nel rugby americano è utilizzato già da parecchi anni. Tuttavia nel mondo del calcio questa tecnologia è ancora acerba e in via di sperimentazione. Consultare il VAR comporta spesso perdita di tempo e inoltre le decisioni che vengono prese tramite esso possono talvolta essere errate. Un sistema ancora così immaturo non porta un reale giovamento allo sport in sé, anzi lo danneggia in quanto va a generare più polemiche di quante non ce ne fossero in precedenza. Il calcio è considerato uno sport romantico, amato per le emozioni che riesce a suscitare nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo. L’ausilio della tecnologia in campo va ad eliminare l’imprevedibilità del gioco e tutto diventa più noioso; ecco perché forse la tecnologia in campo non è necessaria, almeno per il momento.

Matteo Pasquarelli

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